Fanfare Ciocărlia: l’energia esplosiva della gypsy music

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bandiera romania

Come avrete notato, specialmente voi lettori più affezionati, ultimamente gli articoli si sono un po’ diradati. Da un po’ di tempo sono – per fortuna! – molto impegnata, in varie cose. Unica nota negativa a questo notevole “assorbimento” è la mancanza del tempo necessario e della giusta tranquillità per mettermi a ricercare, a riflettere e poi a scrivere. Non vi spaventate, Colors on the loose continuerà a viaggiare e mai abbandonerà le rotte musicali del mondo. La sua navigazione procederà solo a ritmi un po’ più lenti e questo non deve per forza essere un male: più tempo ci si ferma in una tappa musicale e più se ne possono apprezzare tutte le qualità. Vediamola così! 😉 Questa settimana, a ogni modo, siamo qui e, di ritorno dal Caucaso georgiano, ci fermiamo non molto lontano. Siamo in Europa, nel piccolo villaggio di Zece Prajini, Romania nordorientale, luogo natale degli artisti al centro di questo post: la brass band dei Fanfare Ciocărlia.

Avevo in mente di trattare la musica gypsy balcanica fin dagli esordi del blog. Nell’ambito delle musiche dal mondo, questa costituisce sicuramente uno di quei generi che si classificano tra i miei preferiti e tra quelli che, come si dice, “non mi stancano mai”. Non ricordo più il momento in cui conobbi, ormai anni e anni fa, i Fanfare Ciocărlia. Mi sembra di conoscerli da sempre, o meglio, da quando sono nate la mia passione e le mie esplorazioni in merito alle musiche dei popoli del mondo. Se c’è una band che può rappresentare un certo tipo di musica gypsy, riconducibile a un ambiente gitano di stanza in Romania e arricchito da un’eredità musicale turco-ottomana, quella è proprio la band dei Fanfare Ciocărlia.

La cosa più interessante di questo simpatico ensemble, musica e bravura dei 12 componenti a parte, è senz’altro la sua storia. Zece Prajini, il già citato villaggio di provenienza, è una striminzita comunità di rom perlopiù romeni che, in un isolamento encomiabile che le ha permesso di continuare a vivere in libertà anche sotto il regime comunista, conduceva e conduce ancora una vita semplice, scandita dai ritmi della natura, inimmaginabile ormai al resto del mondo, almeno occidentale. Soltanto greggi, stradette polverose e carretti, come decenni e decenni fa. Mentre la Romania è andata avanti, anche musicalmente, a Zece Prajini, insieme a uno stile di vita arcaico, si è conservata in modo intatto anche la tradizione musicale delle band di fiati ottomane – gli Ottomani hanno a lungo dominato il territorio – legata all’accompagnamento di sfilate militari, matrimoni e funerali. Da qui e da ciò parte l’avventura di questi 12 suonatori di ottoni che, scoperti quasi per caso da un produttore tedesco, hanno iniziato a esportare nel mondo, dal 1996, questo esplosivo miscuglio di danze folk romene e rom e influenze musicali turche, bulgare, macedoni e serbe. 

La loro discografia conta, dal 1998 al 2014, 6 album in studio. Il video introduttivo alla loro musica è Lume, lume, pezzo estratto dal primo album Radio Pascani (1998). Si tratta di una canzone di autore ignoto, tradizionale, molto cara all’immaginario rom – associabile, secondo me, per importanza a Ederlezi, altra celeberrima manifestazione musicale della cultura gitana portata al successo da Goran Bregovic. Molto interessante l’alternanza delle gustose sezioni musicali e dell’ispirata parte cantata, rigorosamente in lingua romanì.

Con il secondo album, Baro Biao (1999), arriva la perla della loro discografia: Asfalt Tango. Pezzo meraviglioso che mette in luce perfettamente tutta la bravura dei musicisti, famosi anche per l’estrema velocità delle loro esecuzioni – spesso a più di 200 battiti al minuto, quasi un suonare “a rotta di collo”. Pluripremiato, pluriomaggiato da cover dei migliori artisti del genere gitano e più volte ospitato in film di varia provenienza, Asfalt Tango è senza ombra di dubbio uno dei pezzi fondamentali della gypsy music. Ne adoro il sapore a tratti altisonante, a tratti malinconico ma sempre estremamente energico e genuino. Peccato solo non essere riuscita a trovare una versione live dalla qualità audiovisiva che il pezzo merita.

A distanza di 7 anni dall’ultimo album, i Fanfare Ciocărlia, vincitori nel 2006 del prestigioso premio World Music Award della BBC Radio 3, sono tornati proprio il mese scorso con un nuovo, raffinato disco: Devil’s tale. In questo album, insieme all’ormai celebre maestria della band, si può apprezzare il talento del chitarrista gypsy jazz canadese Adrian Raso. Il sodalizio tra il gruppo romeno e Raso è nato dall’amore comune per Django Reinhardt, indimenticato mostro sacro del genere in questione. Da qui un esito discografico lodevole e di ottimo gusto. Un assaggio nel video di St. Urn Tavern, molto bello anche nelle immagini. 

Il post di questa prima settimana di febbraio deve concludersi qui. Dopo questi piccoli assaggi, invito all’approfondimento di coloro che ormai sono considerati le leggende della musica per fiati gitana e che con il loro eastern funk groove infiammano i palchi di tutto il mondo e ora anche la nave su cui viaggiamo!

I’ll see you soon! 

Enjoy & breathe the colors…

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